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Il Salone del Risparmio di Milano: tra strategie di mercato e capitale umano

Il Salone del Risparmio di Milano: tra strategie di mercato e capitale umano, restano invisibili i lavoratori stranieri e i loro diritti.

Tra il 15 e il 17 aprile a Milano si svolge la 15esima edizione del Salone del Risparmio, con un ricco programma di incontri e approfondimenti e uno spazio dedicato all’educazione finanziaria.

Ma mentre si discute su strategie di investimento, mercati privati ed economia reale, sostenibilità e capitale umano, previdenza complementare, innovazione e digitalizzazione, appare ancora più importante focalizzare l’attenzione sulle criticità e i rischi connessi
all’essere lavoratori stranieri sul suolo italiano e non possedere una corretta educazione finanziaria.
Sono queste le problematiche analizzate e affrontate dal progetto:

PAF! PROGRAMMA DI ALFABETIZZAZIONE FINANZIARIA,

attivo in quattro regioni: Lombardia, Lazio, Sicilia e Campania che vede come ente capofila il Consorzio La Rada in partenariato con CoNNGI, ISMU, Associazione Franco Verga e CIR.
Cofinanziato dall’Unione europea, promosso dal Ministero dell’Interno nell’ambito del FAMI (Fondo asilo immigrazione e integrazione) 2024-2027, il progetto si propone di rimuovere tutti
quegli ostacoli che rendono difficile la piena integrazione dei lavoratori migranti all’interno delle comunità, nonostante contribuiscano con il loro lavoro al Pil nazionale per l’8,8 per cento del totale, con picchi del 16,4 per cento per quanto attiene al settore dell’agricoltura e del 15,1 per cento in quello delle costruzioni (rapporto della Fondazione Leone Moressa ottobre 2024).
Tra i rischi, i principali sono tre:

-I lavoratori stranieri spesso non raggiungono un reddito adeguato, trovandosi, così, insieme alle loro famiglie, in condizioni di povertà;

-Sono spesso relegati a lavori che producono basso reddito, pur essendo in molti casi ad alto rischio e vengono tendenzialmente esclusi da formazione professionale. Il 31,1% delle famiglie con capofamiglia straniero vive infatti in un regime di povertà;

– Si sviluppa in questo modo un modello di integrazione che valorizza la predisposizione per lavori scarsamente qualificati e mal retribuiti, soffocando il potenziale dell’immigrazione.

Una corretta educazione finanziaria potrebbe ridurre l’impatto di questi rischi, migliorando la capacità delle persone di utilizzare le risorse finanziarie in modo responsabile e con una visione
intertemporale. Infatti, l’inclusione finanziaria, intesa come l’accesso consapevole e a costi sostenibili a una gamma completa di servizi finanziari (transazioni, pagamenti, risparmio, credito, assicurazione), è un aspetto cruciale per l’emancipazione economica e sociale degli
individui e delle imprese. Invece, ancora oggi in Italia sussistono diverse barriere: da quelle linguistiche (i moduli da compilare sono quasi sempre solo in italiano) a quelle burocratiche fino a ostacoli di natura culturale.
Favorire l’inclusione e l’accesso ai servizi finanziari non solo migliora la qualità della vita dei migranti, ma facilita anche la loro integrazione nell’economia e nella società italiana, creando le condizioni per un’integrazione sostenibile e duratura.

contributo a cura di Fondazione ISMU