NEWS

Le difficoltà dei richiedenti asilo e della comunità musulmana in Italia

La difficoltà principale riguarda i richiedenti asilo. Ma, in generale, l’intera comunità musulmana che arriva in Italia non gode di grandi privilegi. Anzi, spesso è costretta a scendere a compromessi con la propria coscienza per potersi integrare.

Il progetto PAF! cerca di far luce su un mondo ancora poco rappresentato in Italia, specialmente rispetto ad altri Paesi europei che, invece, riservano maggiore attenzione alle esigenze delle comunità straniere. I focus group previsti dal progetto hanno proprio questo obiettivo: ascoltare i bisogni reali dei cittadini stranieri, partendo dalle loro testimonianze.

Queste storie raccontano con forza quanto sia fondamentale l’alfabetizzazione finanziaria, cuore del progetto PAF!, attivo in quattro regioni italiane: Lombardia, Lazio, Sicilia e Campania. In quest’ultima regione, il referente è il Consorzio La Rada, con il supporto dei partner CoNNGI, ISMU, Associazione Franco Verga e CIR. Ne abbiamo già parlato in un precedente articolo.

A Salerno, durante un focus group presso il Consorzio La Rada, i referenti di diverse comunità straniere della provincia hanno confermato che l’urgenza principale riguarda i richiedenti asilo.

“In tutta la Provincia di Salerno forse c’è un solo istituto di credito disposto a rilasciare carte di debito. Senza carta, non si può ricevere uno stipendio. Ma senza stipendio, non si ottiene il permesso di soggiorno. È un serpente che si morde la coda.”

È un problema strutturale che resta irrisolto. Per chi ha già un permesso di soggiorno, invece, le difficoltà sono diverse: non tanto nell’apertura di un conto, quanto nell’accesso a mutui e prestiti, ad esempio per acquistare una casa o avviare un’attività.

Un ostacolo ulteriore è di natura etica e religiosa. La fede islamica proibisce l’usura e respinge l’idea stessa dell’interesse, secondo i principi della Sharia, un codice etico che considera i cosiddetti riba (guadagni ottenuti senza rischio) come illeciti.

“Il prestito dovrebbe essere un rischio condiviso. In Inghilterra, ad esempio, esistono contratti tipo rent to buy: la banca compra l’immobile, e chi lo abita paga un canone fino al riscatto. Se il progetto fallisce, le perdite vengono suddivise. Per le attività imprenditoriali vale lo stesso principio: la banca partecipa al rischio come socia.”

In Italia, invece, solo l’1% della comunità musulmana rinuncia ai precetti della Sharia. La stragrande maggioranza preferisce vivere in affitto, come testimoniato durante l’incontro:

“Mio padre vive qui da cinquant’anni e non ha mai fatto un mutuo.”

Il tema è stato discusso più volte anche a livello europeo, ma i progressi sono stati minimi. Tuttavia, è chiaro quanto sia urgente garantire un accesso equo ai servizi finanziari, da cui molti cittadini provenienti da Paesi Terzi sono ancora esclusi.

Il progetto PAF! si propone proprio di osservare e rimuovere gli ostacoli che impediscono l’integrazione dei lavoratori migranti. Eppure, questi lavoratori rappresentano una parte importante dell’economia italiana: contribuiscono all’8,8% del PIL nazionale, con picchi del 16,4% nell’agricoltura e del 15,1% nelle costruzioni (Rapporto Fondazione Leone Moressa, ottobre 2024).

a cura di: Consorzio La Rada